News 06/09/2023
Il Monte Forato

Il Monte Forato o Pania Forata si trova nella catena delle Alpi Apuane, nel territorio comunale di Stazzema, in Alta Versilia. Il rilievo, dell’altitudine di 1223 m, presenta due vette, ma non è questa la sua caratteristica più singolare. Tra le vette si ammira infatti un arco naturale scavato nella roccia calcarea dall’azione dell’acqua e del vento; si tratta di una delle più grandi formazioni italiane di questo tipo.

Nel punto più alto raggiunge i 25 m ed è visibile sia dalla Versilia che dalla Garfagnana. Un’opera della natura dall’aspetto così insolito e misterioso ispirò una leggenda locale: si narra infatti che San Pellegrino si fosse recato sulle Alpi Apuane per meditare, pregare e costruire croci in legno, quando fece uno spiacevole incontro. Il diavolo in persona gli apparve all’improvviso e cercò di distoglierlo dalla preghiera con uno schiaffo. Il santo reagì a sua volta con uno schiaffo talmente forte, da far volare il suo diabolico avversario contro il monte Forato, dove l’impatto aprì la famosa cavità.

Al di là degli aspetti folkloristici, il Monte Forato rappresenta un’attrattiva turistica e naturalistica di grande fascino, raggiungibile tramite diversi itinerari. La sommità offre un’ampia e suggestiva panoramica sui rilievi circostanti, come il Monte Croce e il gruppo del Procinto.

La particolare struttura dell’arco regala inoltre gli spettacoli della doppia alba (visibile dalla Versilia) e del doppio tramonto (osservabile dalla Garfagnana): il sole “attraversa” la formazione scomparendo dietro la roccia per poi riapparire con un effetto di grande suggestione. Il fenomeno può essere ammirato ogni anno in occasione del Solstizio d’estate.

Il Monte Forato si presenta quindi come un inconfondibile elemento identitario del paesaggio dell’Alta Versilia; un’architettura naturale che sorprende e affascina, con il suo aspetto quasi surreale.


Immagine di copertina da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Forato_%28Alpi_Apuane%29#/media/File:Apuane,_monte_forato_02.JPG

La leggenda è tratta da "Leggende italiane" di Fabrizio Gherardi (2023)